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Ercole, l’Idra e il Bombarolo

idra

Dov’è l’onestà? dove il senso di responsabilità?

Qualcuno ci ha insegnato a lottare o ci hanno cresciuti senz’unghia per impedirci d’incidere col graffio il passaggio sul mondo vecchio dei padri?

Come possiamo cavarcela se la nostra unica forza è la fragilità, se sopportare sembra tutto?

Non mi piacciono questi governanti disonesti, senza coscienza civile.  Attori decisamente cani sempre pronti a primeggiare in un cast dai gravi limiti, in perenne tournée tra le rovine di una nazione che ha smarrito l’autorevolezza del potere chissà dove. Non mi piacciono costoro, che tentano di arraffare ancora, che tanto l’Italia è come il maiale e non si butta via niente.

Chi non vuol scendere dal mondo dei sogni, gli esploratori radicali, chi vuol continuare a cercare senza saper bene dove cercare, chi ci crede ancora e non ha intenzione di abbandonare, dovrebbe poterli uccidere, schiacciando la testa al serpente una volta per tutte. Ma le coalizioni sono rarefatte e mutevolmente osmotiche. Le unità si spostano da un teatro all’altro, da un congresso all’altro in poche ore, minuti, un battito di ciglia. Un povero bombarolo non dovrebbe mai chiudere gli occhi per esser sicuro di far centro, neppure al momento della deflagrazione, in un istante lo scenario potrebbe radicalmente mutargli sotto il naso, invertendo interi elenchi di nomi, schieramenti, consensi, alleanze prezzolate, apparentamenti.

Ogni cultura teme, rappresenta e celebra la fine del suo mondo a suo modo. Così i nostri politici tra le immagini di un paese in ginocchio approfittano di ogni occasione per autocelebrarsi come vassalli di un re sconosciuto. Il bombarolo dovrebbe allora irrompere col suo esplosivo in ogni platea, su ogni palco, in ogni salotto. La politica perversa, antieconomica in senso etimologico, con tanti capi e una sola coda, si presenta come un serpente policefalo, somiglia all’Idra dalle molte teste minacciose, non meno di sei e tutte cornute, che Ercole riuscì a sconfiggere, pur non disponendo di adeguata legge elettorale. E il mostro di mostri e mostruosità, impietrisce imperterrito il buon senso.

Non dimentichiamo che sono lacrime e sangue in ogni settore: il povero bombarolo, più povero che mai, potrà permettersi un solo colpo in canna se vorrà arrivare alla fine del mese. Questo non l’aiuta e lo scoraggia, lo mette fuori dai giochi. Cassintegrato. Non disponendo di armi atomiche, non gli rimane che chiedere in prestito Il Diluvio Universale, procurarselo per adempiere ai propri intenti, poiché l’esasperazione e il capovolgimento della legge del più forte porta allo sterminio di massa, è questo un leitmotiv della storia dell’umanità che ciclicamente torna inesorabile.

Io rimango qui per inerzia, non per coraggio, quindi non spetta a me far detonare alcunché.  Non ho avuto neppure la forza di scappare in tempo. Anche per questo non mi piaccio più. Ed è di nuovo inverno col ticchettio della pioggia sui vetri. Arriva il freddo portando con sé qualcosa di poetico, che non favorisce l’omeostasi, non trovo compensazione col ghiaccio che mi fruga dentro. Il pomeriggio, con l’ultima luce del giorno, svela il fango incartapecorito sulle strade corrotte dai lavori in corso. Fa presto la città a diventar buia, già alle 5. Mangiamo qualche dolce nordico, con gli amici più cari nella loro aura quasi tiepida. Ripensiamo alle ricche vetrine illuminate degli anni’90, quelle belle belle sulla via dell’Euro nascente. Un secondo e poi un terzo pezzo di strudel è l’ideale per rifarci la bocca dal sapore cattivo delle parole inutili, di un autunno vuoto d’idee e di mondi ulteriori.

Senza camino, dal mio appartamento fresco di rata del mutuo e di una certa imposta assai fantasiosa, auguro buon Natale a tutti, compresi i Signori del Gas.