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Uno sguardo oltre il PIL

Inizio questo post con una domanda: la vendita di armi genera sviluppo?
Ovviamente le risposte possibili sono principalmente due, ma, per meglio decidere se schierarsi tra i sì o i no, provo ad accompagnarvi attraverso un percorso tra gli indicatori di sviluppo umano.
Cominciamo dalla risposta che si può dare in Italia; questa è inqueivocabilmente sì, vendere armi genera sviluppo!

Questa risposta è legata all’uso del Prodotto Interno Lordo (PIL), un indicatore macroeconomico assolutamente cieco alle dinamiche di sostenibilità.

In breve, il PIL è il valore totale dei beni e servizi prodotti in un Paese in un certo intervallo di tempo e destinati al consumo dell’acquirente finale (ricordate Ghedini e il suo utilizzatore finale?), agli investimenti e alle esportazioni.
La traduzione di questa definizione è che a generare sviluppo è la totalità delle azioni che muovono un processo economico, comprese: l’inquinamento, le armi, gli incidenti stradali, la pornografia e tutto ciò che genera uno scambio monetario con ricadute sociali positive e/o negative, a vostra libera interpretazione.

Proviamo ora ad immaginare un Paese con un PIL in crescita, spinto da attività inquinanti, da programmi televisivi di disinformazione, da scambi economici illeciti, da gente che lucra sulle catastrofi, da vendita di prodotti nocivi, dalla cementificazione diffusa e insensata; insomma immaginiamo di vivere in Italia e chiediamoci: è questo lo sviluppo che vogliamo?

Io ho risposto NO, ma, per aiutarvi ad accogliere al meglio questa mia presa di posizione, ho pensato di presentarvi un’alternativa esistente e funzionante (ovviamente non perfetta), l‘indice di Sviluppo Umano (HDI).
L’HDI è un indicatore di sviluppo macroeconomico in uso dal 1993 dall’ONU per valutare la qualità della vita dei paesi membri delle Nazioni Unite; sii basa su tre ambiti principali:
accesso alla salute – una vita lunga e sana, misurata dall’aspettativa di vita alla nascita,
accesso alla conoscenza – il alto livello di cultura, misurata dagli anni medi di istruzione e dagli Anni previsti di istruzione,
accesso ad uno standard di vita dignitoso – un giusto livello di reddito, misurato dal Reddito nazionale lordo (GNI) pro capite (in termini di parità di potere d’acquisto in dollari USA) –

Se insieme all’indice di sviluppo umano considerassimo l’indice di sostenibilità ambientale (EPI) forse riusciremmo ad avere un quadro più chiaro sullo sviluppo di un territorio.

L’uso di questi indici al posto del PIL porterebbe scelte di governo completamente diverse, incentivi rivolti ad aziende attive sul tema della sostenibilità, si darebbe valore all’impatto sociale delle attività riducendo i tagli all’istruzione o alla sanità. Si darebbero stimoli ad uno sviluppo sostenibile non incentrato solo sul modello economico.

Oltre all’HDI esistono numerosi altri indici (http://hdr.undp.org/en/) e il dibattito sugli indicatori è continuo ed interessante. Ogni indicatore ha i suoi pro e i suoi contro, ma è evidente ormai che considerare solo l’aspetto economico non è sufficiente ad indicare sviluppo.

Perché allora si continua ad usare il PIL?
A questa domanda non so rispondere, ma, anche senza questa risposta, ho deciso di smettere di considerarlo perché per la mia vita e per chi mi circonda non è indicatore di nulla.